4 Maggio.
Era l’alba. Ero sveglio e dalle persiane lentamente filtrava la luce del nuovo giorno. Avrò dormito quattro ore. Oggi è iniziata la fase 2, della ripresa; sarebbe più corretto chiamarla l’ora dei conti. Chi ce l’ avrà fatta e chi no.
Le nuove povertà sono ampiamente raccontate nelle pagine dei quotidiani, approfondite nei settimanali ed aleggiano come i fantasmi nel villaggio abbandonato, il nostro Paese. Basteranno gli aiuti governativi, mi chiedo mentre sfoglio con tristezza i titoli delle cronache. Mi sono assuefatto a tutta questa angoscia, non voglio entrare nelle storie individuali, nelle sofferenze di una grande fetta della società italiana senza più certezze. Mi pesano come sassi nello stomaco.
Dove cade lo sguardo trovo sconforto e disperazione. “Ce la faremo” avevo pronosticato. Ma mi riferivo alla quarantena, quando dovevamo restare chiusi in casa. Ho tolto il messaggio perché ipocrita. Noi che abbiamo uno stipendio certo ce la faremo; per molti oggi inizia un’attesa di soldi, di aiuti soprattutto di lavoro che non è garantito. La ripresa sarà durissima per precari, artigiani, piccole imprese.